Il Consiglio Nazionale Forense critica le misure in materia di giustizia contenute nel decreto sulla Manovra all'esame del Consiglio dei Ministri.



"Il Consiglio nazionale forense critica le misure in materia di giustizia contenute nel decreto sulla Manovra all’esame in queste ore del Consiglio dei ministri: disorientano le modifiche al processo civile e tutti gli interventi insieme sembrano dettati dalla frettolosa conclusione di un iter di riforma non condiviso con le categorie interessate.

Il Consiglio nazionale forense, riservandosi di proporre un articolato progetto di riforma della giustizia in cui l’Avvocatura darà il proprio rilevante contributo a migliorare l’efficienza del servizio e a contenere l’arretrato, e riservandosi altresì di proporre miglioramenti al funzionamento della giustizia tributaria, rileva che nel testo del decreto contenente la Manovra finanziaria, in queste ore all’esame del consiglio dei ministri, si sono previste ulteriori modifiche al codice di procedura civile, che creano disorientamento nella interpretazione e nella applicazione della legge la quale dovrebbe per contro assicurare ai cittadini un sicuro e garantito accesso alla giustizia; si sono tradotte in norme le best practices avviate in alcuni tribunali tenendo conto delle situazioni locali, senza peraltro precisarne i contenuti; si è introdotto un embrione di “ufficio del giudice” con l’ inclusione di giovani laureati (anche dottorandi di ricerca votati per finalità istituzionale per l’appunto alla ricerca scientifica e non allo svolgimento della professione e tanto meno al sostegno del giudice); si è introdotto un nuovo rito per il risarcimento del danno in applicazione della c.d. legge Pinto; si sono introdotte nuove pene pecuniarie; si è aumentato il contributo unificato; tutte misure che sembrano dettate dalla frettolosa conclusione di un iter di riforma che avrebbe richiesto una meditata e approfondita discussione con tutte le categorie coinvolte nell’amministrazione della giustizia, senza peraltro la proposta organica di soluzione dei più gravi problemi inerenti l’attivazione del processo telematico in ogni sede, il completamento dell’organico (stanti anche gli imminenti pensionamenti di molti magistrati), l’indizione di concorsi per il completamento e il rafforzamento del personale amministrativo. 
Il Cnf contesta la definizione di attività professionale in termini di attività d’impresa, come hanno riportato in questi giorni alcune bozze del provvedimento, dal momento che l’attività di lavoro indipendente per il suo contenuto non è equiparabile (come risulta dalla stessa Carta europea dei diritti fondamentali) a quella della produzione di beni e alla erogazione di servizi industriali o commerciali. 
Ribadisce la inopportunità, oltre che la pericolosità, della estensione dell’ambito della responsabilità del magistrato discussa nell’ambito dell’esame parlamentare del ddl Comunitaria 2010, come già evidenziato nel corso della audizione effettuata alla Camera dei Deputati. Rinnova il proprio impegno per rendere effettivo il principio costituzionale di difesa, in quanto la giustizia, funzione insopprimibile dello Stato di diritto, non può essere assicurata solo tenendo conto degli aspetti economici connessi ai suoi costi. "
 
Fonte: www.cnf.it

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