DIRITTO CIVILE. La responsabilitą del gestore autostradale per il sinistro subito dall'automobilista a causa del ghiaccio. Cass. civ. 24 febbraio 2011 n. 4495.
Nota dell'Avv. Nunzia Liberatoscioli.
Nella sentenza 4495 del 24.02.2011, la Corte di Cassazione si è pronunciata in ordine alla responsabilità del gestore autostradale per i danni lamentati da un automobilista coinvolto in un incidente a causa del ghiaccio presente sul manto stradale.
In particolare, la proprietaria del veicolo aveva convenuto in giudizio la società Autostrade s.p.a., riferendo che, mentre viaggiava in autostrada, la propria autovettura era slittata a causa del ghiaccio, danneggiandosi per l’urto contro il gard-rail, e poco dopo, era sbandato anche un altro veicolo. In primo grado, però, il giudice aveva rigettato la domanda di risarcimento danni, poiché, a suo dire, nel caso di specie, non poteva essere applicato l’art. 2051, c.c., inerente il danno cagionato da cose in custodia, e doveva essere, altresì, esclusa la responsabilità ex art. 2043, c.c., in quanto la presenza del ghiaccio non rappresentava un evento straordinario per quel periodo dell’anno ed in quella determinata zona. Anche l’appello proposto successivamente da parte attrice era stato rigettato, per motivazioni assai simili.
Pronunciandosi sulla questione, la Corte di Cassazione, invece, ha ribaltato la situazione, accogliendo le doglianze di parte attrice e disponendo il rinvio della causa al giudice di secondo grado.
Il Supremo Collegio, infatti, ha aderito al nuovo orientamento della giurisprudenza di legittimità, inaugurato dalla sentenza n. 298/2003, in base al quale, è ormai consolidato il principio, secondo il quale, anche per le autostrade, per loro natura destinate ad essere percorse a velocità elevate ma pur sempre in condizioni di sicurezza, è possibile ravvisare un obbligo di custodia in capo al gestore, ai sensi dell’art. 2051, c.c.
«Nell’applicazione del principio occorre peraltro distinguere le situazioni di pericolo immanentemente connesse alla struttura o alle pertinenze dell’autostrada, da quelle provocate dagli stessi utenti ovvero da una repentina e non specificamente prevedibile alterazione dello stato della cosa, che pongano a repentaglio l’incolumità degli utenti e l’integrità del loro patrimonio». In effetti, ha proseguito la Corte, «mentre […] per le situazioni del primo tipo, l’uso generalizzato e l’estensione della res costituiscono dati in via generale irrilevanti in ordine al concreto atteggiarsi della responsabilità del custode, per quelle del secondo tipo dovrà configurarsi il fortuito tutte le volte che l’evento dannoso presenti i caratteri della imprevedibilità e della inevitabilità come accade quando esso si sia verificato prima che l’ente proprietario o gestore, nonostante l’attività di controllo e la diligenza impiegata al fine di garantire un intervento tempestivo, potesse rimuovere o adeguatamente segnalare la straordinaria situazione di pericolo determinatasi, per difetto del tempo strettamente necessario a provvedere».
In ultimo, la Cassazione ha aggiunto una precisazione sul caso fortuito, affermando che esso rappresenta un «fattore che attiene non già ad un comportamento del responsabile, bensì al profilo causale dell’evento (ex multis, Cass., n. 15383/06), sicché la prova liberatoria non è suscettibile di essere condotta sul piano della sussistenza o meno della colpa».
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Corte di Cassazione Sez. Terza Civ. - Sent. del 24.02.2011, n. 4495
1.- Alle 8.50 del 22.12.1990, sull’autostrada (…) in direzione (…), l’autovettura di L. s.r.l. slittò sul fondo stradale ghiacciato (nonostante il bel tempo), urtò il guard-rail e riportò danni.
La proprietaria agì giudizialmente per il risarcimento nei confronti di Autostrade s.p.a., riferendo che alcuni minuti più tardi la stessa sorte era toccata ad un altro autoveicolo.
La convenuta resistette ed il tribunale di Lucca rigettò la domanda con sentenza n. 1397/03. Ritenne che l’art. 2051 c.c. non potesse trovare applicazione e che la responsabilità ex art. 2043 c.c. dovesse essere esclusa in quanto, in quel mese e in quell’area, la presenza di ghiaccio costituisce evento non assolutamente straordinario ma sicuramente infrequente.
2.- L’appello di L. s.r.l. è stato rigettato dalla corte d’appello di Firenze con sentenza n. 1861/05 sui rilievi che, in base ai principi enunciati dalla corte di Cassazione (Cass., nn. 12314/98 e 921/98), l’art. 2051 c.c. era inapplicabile per l’impossibilità di controllo della rete autostradale da parte della concessionaria, mentre della responsabilità di Autostrade ex art. 2043 c.c. difettavano i presupposti in quanto, nel primo giorno dell’inverno, “il gelo non è fenomeno che possa essere preventivato come sussistente quotidianamente” e perché della presenza di ghiaccio la società concessionaria era stata avvertita solo 20 minuti prima.
L’appellante è stata condannata anche alle spese.
3.- Ricorre per cassazione L. s.r.l. sulla base di due motivi, cui resiste con controricorso Autostrade per l’Italia s.p.a.
Entrambe le parti hanno depositato memoria illustrativa.
Motivi della decisione
1. - Il Collegio ha disposto che la motivazione sia redatta in forma semplificata.
2.- Col primo motivo la sentenza è censurata per violazione e falsa applicazione degli artt. 2051 e 2043 c.c. in riferimento al nuovo orientamento in tema di applicabilità dell’art. 2051 c.c. al gestore di autostrade; col secondo per vizio di motivazione per avere la corte d’appello ritenuto che la situazione di pericolo fosse straordinaria senza compiere alcuna indagine sulle condizioni meteorologiche del periodo e sulle caratteristiche del luogo dove il fatto era avvenuto, e senza considerare né la mancanza di segnalazioni di pericolo né che, nel lasso di tempo intercorso tra la segnalazione ricevuta dalla polizia circa la presenza di ghiaccio ed il momento dell’evento, non era stata adottata alcuna misura volta ad eliminare il pericolo o ad avvertire gli utenti.
3.- Il primo motivo è fondato, mentre il secondo resta assorbito.
In esito al nuovo orientamento inaugurato da Cass., n. 298/03, cui s’è allineata la giurisprudenza successiva, costituisce ormai principio consolidato quello secondo il quale per le autostrade, contemplate dall’art. 2 del vecchio e del nuovo codice della strada e per loro natura destinate alla percorrenza veloce in condizioni di sicurezza, l’apprezzamento relativo alla effettiva “possibilità” del controllo alla stregua degli indicati parametri non può che indurre a conclusioni in via generale affermative, e dunque a ravvisare la configurabilità di un rapporto di custodia per gli effetti di cui all’art. 2051 c.c. Nell’applicazione del principio occorre peraltro distinguere le situazioni di pericolo immanentemente connesse alla struttura o alle pertinenze dell’autostrada, da quelle provocate dagli stessi utenti ovvero da una repentina e non specificamente prevedibile alterazione dello stato della cosa, che pongano a repentaglio l’incolumità degli utenti e l’integrità del loro patrimonio.
Mentre, invero, per le situazioni del primo tipo, l’uso generalizzato e l’estensione della res costituiscono dati in via generale irrilevanti in ordine al concreto atteggiarsi della responsabilità del custode, per quelle del secondo tipo dovrà configurarsi il fortuito tutte le volte che l’evento dannoso presenti i caratteri della imprevedibilità e della inevitabilità come accade quando esso si sia verificato prima che l’ente proprietario o gestore, nonostante l’attività di controllo e la diligenza impiegata al fine di garantire un intervento tempestivo, potesse rimuovere o adeguatamente segnalare la straordinaria situazione di pericolo determinatasi, per difetto del tempo strettamente necessario a provvedere.
Si è anche reiteratamente chiarito che il caso fortuito è fattore che attiene non già ad un comportamento del responsabile, bensì al profilo causale dell’evento (ex multis, Cass., n. 15383/06), sicché la prova liberatoria non è suscettibile di essere condotta sul piano della sussistenza o meno della colpa.
4.- Da tali principi la corte territoriale s’è discostata laddove ha escluso l’applicabilità dell’art. 2051 c.c.
La sentenza va dunque cassata con rinvio alla medesima corte d’appello, che deciderà sul gravame di L. s.r.l. nel rispetto degli enunciati principi di diritto e regolerà anche le spese del giudizio di cassazione.
P.Q.M.
la Corte di Cassazione
accoglie il primo motivo di ricorso e dichiara assorbito il secondo, cassa in relazione e rinvia, anche per le spese, alla corte d’appello di Firenze in diversa composizione.
Depositata in Cancelleria il 24.02.201
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