Il gioco delle tre campanelle: per la Cassazione è truffa quando...

Nel momento in cui gli agenti pongono in essere artifici e raggiri al fine di attirare l’attenzione dei passanti e quindi spogliarli dei loro denari, commettono il reato di truffa.



La Corte di Cassazione è chiamata a pronunciarsi sul noto gioco delle "tre campanelle", conosciuto anche come il gioco delle “tre carte”, posto in essere nel caso di specie presso una stazione di servizio ove le vittime venivano attirate a giocare con artifici e raggiri e spogliate del loro denaro, in qualche caso anche attraverso la indebita sottrazione e la violenza.

I ricorrenti contestano la sussistenza degli artifici e raggiri idonei a configurare il reato di truffa, per i quali erano stati condannati dal giudice del merito, ma per i la Corte Suprema la decisione del Tribunale è stata corretta, ciò in quanto ha ritenuto sussistente il reato di truffa in tutti i casi contestati laddove la condotta prodromica al gioco compiuta da alcuni degli associati al sodalizio è consistita nell'attirare le vittime facendo loro intendere falsamente di essere soggetti stranieri e di porre una mano sulla campanella per giocare, così inducendoli in errore.

Tali condotte, afferma la Corte, esulano da quelle proprie del gioco, rientrando pienamente nel porre in essere una serie di artifizi e raggiri finalizzati proprio ad attirare l’interesse dei passanti per poi procedere a sottrargli, anche con la violenza in alcuni episodi, indebitamente il denaro.

LA MASSIMA

Sussiste il reato di truffa relativa alla messa in opera del gioco delle "tre campanelle" ove le vittime vengono attirate a giocare con artifici e raggiri e spogliate dei loro denari. Cass. pen. n. 44951 del 25 ottobre 2016 

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