La capacità processuale. Domande e Risposte.
Sono capaci di stare in giudizio le persone che hanno il libero esercizio dei diritti che vi si fanno valere. (Art. 75 c.p.c.)
A cura dell'Avv. Liliana Rullo
LA CAPACITA’ PROCESSUALE. Domande e risposte.
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- Il tutore dell’interdetto ha automa legittimazione ad agire?
Il pregiudizio non patrimoniale conseguente all'irragionevole durata del processo può essere subìto solo dall'interdetto, nel cui esclusivo interesse si è celebrato il processo presupposto, e non dal suo tutore che, avendo agito solo come rappresentante legale del primo, non ha autonoma legittimazione ad agire. (Cfr. Cass. 20 novembre 2014 n. 24769)
- Rappresentanza processuale della persona giuridica, procura alle liti e onere probatorio.
In tema di rappresentanza processuale della persona giuridica, colui che conferisce la procura alle liti ha l'obbligo di indicare la fonte del proprio potere rappresentativo e, ove tale potere derivi da un atto soggetto a pubblicità legale, la controparte che lo contesti è tenuta a provare l'irregolarità dell'atto di conferimento, mentre, in caso contrario, spetta a chi ha rilasciato la procura dimostrare la validità e l'efficacia del proprio operato. (Cass. n. 20563 del 30 settembre 2014).
- L’autorizzazione a stare in giudizio dell’ente pubblico requisito di validità della costituzione?
No, l'autorizzazione a stare in giudizio è condizione di efficacia e non requisito di validità della costituzione in giudizio dell'ente pubblico e può, quindi, intervenire anche in corso di causa, sanando retroattivamente le irregolarità inficianti la precedente fase del procedimento stesso, salvo che sul punto sia intervenuto il giudicato. (Cass. n. 14459 del 25 giugno 2014).
- La gestione delle liti promosse contro il Fondo di garanzia per le vittime della strada è compresa tra i poteri ordinari conferiti ai procuratori?
La gestione delle liti promosse contro il Fondo di garanzia per le vittime della strada, da parte delle imprese designate, fa parte della ordinaria attività delle società assicuratrici appositamente designate allo scopo e - in quanto tale - è da ritenere implicitamente compresa tra i poteri conferiti dalla società ai suoi procuratori per l'ordinario svolgimento delle attività sociali, salvo che ne venga espressamente esclusa. (Cass. 23 giugno 2014 n. 14199)
- L’art. 182 c.p.c. è suscettibile di interpretazione analogica?
Sì, l'art. 182 cod. proc. civ. non costituisce norma eccezionale ed è suscettibile, pertanto, di interpretazione estensiva ed applicazione analogica, evenienza, quest'ultima, ipotizzabile nel caso in cui la parte abbia mancato di fornire la prova della "legitimatio ad causam", sebbene la stessa sia stata prospettata in modo coerente al rapporto sostanziale dedotto in giudizio. (Cass. 17 giugno 2014 n. 13711).
- Per il conferimento della procura alla liti al difensore del comune è necessaria l’autorizzazione della giunta municipale?
Dal nuovo ordinamento delle autonomie locali emerge che competente a conferire al difensore del comune la procura alle liti è il sindaco, non essendo necessaria l'autorizzazione della giunta municipale, posto che al sindaco è attribuita la rappresentanza dell'ente, mentre la giunta ha una competenza soltanto residuale, sussistente nei limiti in cui norme legislative o statutarie non la riservino al sindaco stesso. (Cass. 10 giugno 2014 n. 13016)
- Rappresentanza processuale delle persone giuridiche e onere della prova.
In tema di rappresentanza processuale delle persone giuridiche, la parte che contesti che la persona fisica, la quale assume di rivestire la qualità di rappresentante di una persona giuridica, manca del potere rappresentativo, deve sollevare siffatta contestazione nella prima difesa, restando così onere dell'altra parte documentare la pretesa qualità. (Cass. 9 giugno 2014 n. 12897).
- La persona fisica che sta in giudizio come organo della persona giuridica deve dimostrarlo?
No, ai sensi dell'art. 75 c.p.c., la persona fisica che sta in giudizio come organo di una persona giuridica - sia essa ente o società - e ha rilasciato mandato al difensore non ha l'onere di dimostrare detta veste, che deve presumersi legittimamente dedotta, spettando piuttosto a colui che contesta il potere rappresentativo l'onere di provare l'inesistenza del rapporto organico. (Cass. 6 giugno 2014 n. 12836).
- Il cessato amministratore di una società estinta può presentare ricorso per cassazione per conto della detta società?
Approvato il bilancio finale di liquidazione della società e disposta la sua cancellazione dal registro delle imprese è inammissibile il ricorso per cassazione proposto da tale società in persona di soggetto qualificatosi liquidatore - legale rappresentante. La società - infatti - deve ritenersi estinta a seguito della sua cancellazione e il ricorso non può essere proposto dal cessato amministratore e legale rappresentante, non essendo la società estinta più legittimata al giudizio e non avendo l'amministratore alcune ulteriore capacità a rappresentarla. (Cass. 31 marzo 2014 n. 7507). Qualora la cancellazione e, quindi, l'estinzione della società di capitali non sia stata dichiarata nel corso delle pregresse fasi di merito e nondimeno tale evento sia antecedente alla notificazione del ricorso per cassazione, il medesimo ricorso - all'uopo proposto dal liquidatore - è inammissibile, in ragione della perdita della capacità processuale attuatasi in capo a tale soggetto che, evidentemente, risulta privo di rilasciare la procura, sicché la procura eventualmente rilasciata non può che reputarsi affetta da nullità e tamquam non esset. (Cass. 24 marzo 2014 n. 6887).
- Validità della procura alle liti rilasciata per una società in nome collettivo.
Ai fini della validità della procura alle liti rilasciata per una società in nome collettivo, è sufficiente, oltre alla specificazione della ragione sociale contenente, ai sensi dell'art. 2292, cod. civ., il nome di almeno un socio, l'indicazione della persona fisica del conferente, la cui qualità di socio si presume, salva prova contraria, agli effetti dell'art. 2298 cod. civ. (Cass. 21 febbraio 2014 n. 4212).
- L’amministratore della comunione può agire in giudizio in rappresentanza dei partecipanti contro uno dei comunisti?
No, l'amministratore della comunione non può agire in giudizio in rappresentanza dei partecipanti contro uno dei comunisti, se tale potere non gli sia stato attribuito nella delega di cui al secondo comma dell'art. 1106 cod. civ., non essendo applicabile analogicamente - per la presenza della disposizione citata, che prevede la determinazione dei poteri delegati - la regola contenuta nel primo comma dell'art. 1131 cod. civ., la quale attribuisce all'amministratore del condominio il potere di agire in giudizio sia contro i condomini che contro terzi. (Cass. 21 febbraio 2014 n. 4209)
- La società “fallita” perde la propria capacità processuale?
La previsione dell'art. 10 legge fall., per il quale una società cancellata dal registro delle imprese può essere dichiarata fallita entro l'anno dalla cancellazione, implica che il procedimento prefallimentare e le eventuali successive fasi impugnatorie continuano a svolgersi, per "fictio iuris", nei confronti della società estinta, non perdendo quest'ultima, in ambito concorsuale, la propria capacità processuale. Ne consegue che pure il ricorso per la dichiarazione di fallimento può essere validamente notificato presso la sede della società cancellata, ai sensi dell'art. 145, primo comma, cod. proc. civ. (Cass. n. 24968 del 6 novembre 2013).
- La delibera della giunta municipale che autorizza il sindaco ad agire o a resistere in giudizio si estende anche all’appello?
La delibera della giunta municipale che autorizza il sindaco ad agire o a resistere in giudizio senza una qualche limitazione al giudizio di primo grado estende implicitamente i suoi effetti alla proposizione dell'appello avverso la sentenza di prime cure; ne consegue che non può essere dichiarata l'inammissibilità del gravame per difetto di legittimazione ad agire dell'ente locale, ma il giudice ad quem deve invitare l'appellante a produrre il documento autorizzativo, ancorché sia meramente integrativo della procura ritualmente prodotta o la sua esistenza risulti implicitamente dalla sentenza impugnata. (Cass. 27 dicembre 2013 n. 28672).
- Legittimazione processuale e onere della prova: l’onere della dimostrazione dell’avvenuto conferimento del potere rappresentativo sorge automaticamente?
L'onere di dimostrare l'avvenuto conferimento del potere rappresentativo al soggetto che ha proposto l'impugnazione in nome e per conto altrui non sorge automaticamente per effetto dell'esercizio di tale potere, ma solo in caso in contestazione, che può essere sollevata anche in sede di legittimità, in quanto essa riguarda un presupposto attinente alla regolare costituzione del rapporto processuale; qualora tale questione venga sollevata per la prima volta nel corso del giudizio di cassazione, deve essere riconosciuta all'interessato la possibilità di fornire la predetta dimostrazione, mediante la produzione, ai sensi dell'art. 372 c.p.c., dei documenti comprovanti la legittimazione processuale. (Cass. 30 ottobre 2013 n. 24483).
- Gare di appalto e legittimazione al ricorso: chi si è volontariamente e liberamente astenuto dal partecipare alla gara è legittimato a chiederne l’annullamento?
Nelle controversie aventi ad oggetto gare di appalto, la legittimazione al ricorso (o titolo) è correlata ad una situazione differenziata e dunque meritevole di tutela, in modo certo, per effetto della partecipazione alla stessa procedura oggetto di contestazione: chi volontariamente e liberamente si è astenuto dal partecipare ad una selezione non è legittimato a chiederne l'annullamento ancorché vanti un interesse di fatto a che la competizione - per lui res inter alios acta - venga nuovamente bandita. (Cons. St. 23 ottobre 2013 n. 5131).
- Appello proposto a nome di una persona giuridica e idoneità della procura alle liti.
In caso di appello proposto a nome di una persona giuridica o di un ente, deve essere dichiarata l'inammissibilità del gravame, per difetto di idonea procura alle liti, nel caso in cui la stessa sia stata rilasciata, in nome e per conto dell'Istituto, da soggetto che si qualifichi come legale rappresentante, specificando di essere "procuratore" dell'appellante come da atto notarile di cui siano indicati gli estremi ma che non sia stato prodotto, attesa l'impossibilità di verificare il potere rappresentativo del soggetto e di accertare che la rappresentanza processuale non sia conferita disgiuntamente a quella sostanziale; né assume rilievo la mancata eccezione della parte avversaria dovendo il giudice d'appello rilevare d'ufficio la mancata produzione dell'atto abilitante. (Cass. 21 ottobre 2013 n. 23786)
- Le associazioni “locali” sono dotate di autonoma legittimazione processuale?
Sì, le associazioni locali di un'associazione avente carattere nazionale non sono organi di quest'ultima, ma sue articolazioni periferiche dotate di autonoma legittimazione negoziale e processuale. (Cass. 10 ottobre 2013 n. 23088).
In tema di associazioni non riconosciute, stabilire se una struttura organizzativa locale che fa capo ad un'associazione costituisca un organo di quest'ultima, ovvero sia invece, a sua volta, un'associazione munita di autonoma legittimazione negoziale e processuale, configura una questione che non attiene alla "legitimatio ad causam", bensì alla titolarità attiva o passiva del rapporto dedotto in giudizio, ed involge, pertanto, un accertamento di fatto, da condurre sulla scorta dello statuto dell'associazione e che attiene al merito della lite. (Cass. 10 ottobre 2013 n. 23088).
- Il difetto di legittimazione processuale può essere eccepito e rilevato d’ufficio in ogni stato e grado del giudizio?
Il difetto di legittimazione processuale, attenendo alla legittimità del contraddittorio, può essere eccepito e rilevato d'ufficio in ogni stato e grado del giudizio con l'unico limite della formazione della cosa giudicata, presupponendo questa che il giudice si sia su di essa pronunciato. Pertanto il difetto di legittimazione processuale, determina la nullità degli atti di giudizio, travolgendo necessariamente le domande delle parti. (Cass. 3 ottobre 2013 n. 22642).
- La legittimazione “ad processum” è esaminabile anche d’ufficio?
La legittimazione "ad processum", riguardando un presupposto della regolare costituzione del rapporto processuale, è questione esaminabile anche d'ufficio, come dimostra la previsione dell'art. 182, secondo comma, cod. proc. civ., in ogni stato e grado del giudizio, salvo il limite della formazione del giudicato, con la conseguenza che non rileva il momento processuale in cui sia fornita la relativa prova, non operando, ai relativi effetti, le ordinarie preclusioni istruttorie. (Cass. 26 settembre 2013 n. 22099).
- La disciplina ci cui all’art. 2495 c.c. e la capacità processuale del titolare dell’impresa individuale.
La disciplina di cui all'art. 2495 cod. civ. (nel testo introdotto dall'art. 4 del d.lgs. del 17 gennaio 2003, n. 6) non è estensibile alle vicende estintive della qualità di imprenditore individuale, sicché l'inizio e la fine di detta qualità sono subordinati all'effettivo svolgimento o al reale venir meno dell'attività imprenditoriale e non alla formalità della cancellazione dal registro delle imprese, che resta, pertanto, priva di effetti sulla legittimazione e capacità processuale del titolare dell'impresa individuale. (Cass. 23 settembre 2013 n. 21714).
- Ricorso per cassazione e legittimazione dei genitori esercenti la potestà sul figlio divenuto maggiorenne: il contraddittorio deve essere integrato nei confronti di quest’ultimo?
Il ricorso per cassazione proposto dai genitori quali esercenti la potestà sul figlio, quando lo stesso sia già divenuto maggiorenne, con riguardo a giudizio per i danni da questo subiti in un infortunio scolastico, rimanendo inammissibile in relazione a tale qualità, può tuttavia ritenersi proposto dai genitori anche in proprio, ove quella specificazione risulti frutto di errore materiale, desumibile, nella specie, dalla partecipazione in proprio dei medesimi genitori ai precedenti gradi del processo, nonché dal contenuto sostanziale della pretesa risarcitoria azionata, senza che possa intendersi come rinuncia alla domanda in proprio sin dall'inizio formulata nemmeno la circostanza che la procura speciale per la fase di legittimità sia stata conferita nella sola medesima qualità di genitori. (Cass. Sez. Un. 23 settembre 2013 n. 21670).
Il ricorso per cassazione proposto dai genitori quali esercenti la potestà sul figlio, quando lo stesso sia già divenuto maggiorenne, impone l'integrazione del contraddittorio nei confronti di quest'ultimo, in quanto litisconsorte necessario, essendo già stato parte del giudizio nei precedenti gradi di merito in relazione ai riflessi patrimoniali e non patrimoniali della domanda a lui riferibili, sia pure per effetto della rappresentanza legale dei medesimi genitori, e risultando l'impugnazione così proposta inidonea a determinare la presenza del figlio nella fase di legittimità. Tuttavia, allorché la parte ormai maggiorenne sia comunque intervenuta nel giudizio davanti alla Corte, aderendo alle censure proposte dai genitori nel ricorso, senza però notificare alle altri parti tale atto d'intervento, la fissazione del termine ex art. 331 cod. proc. civ., in forza del principio della ragionevole durata del processo, può ritenersi anche superflua ove il gravame appaia "prima facie" infondato, e l'integrazione del contraddittorio si riveli, perciò, attività del tutto ininfluente sull'esito del procedimento. (Cass. Sez. Un. n. 21670 del 23 settembre 2013).
In tema di equa riparazione, ai sensi dell'art. 2 l. n. 89 del 2001, ai fini della determinazione della irragionevole durata di un processo civile, cui abbiano partecipato ab origine i genitori di un minore (quali suoi rappresentanti legali), occorre tener conto del periodo decorso fino al raggiungimento della maggiore età e di quello relativo alla protrazione del giudizio nell'ambito della medesima fase processuale in cui i genitori siano rimasti costituiti per effetto dell'ultrattività della rappresentanza processuale, impregiudicato il diritto del rappresentato ad intervenire, nell'ambito della stessa fase, con la costituzione volontaria in conseguenza del raggiungimento della maggiore età e fermo l'onere della sua autonoma costituzione, per i fini in questione, nei successivi gradi di giudizio. (Cass. 21 febbraio 2013 n. 4472).
- L’amministratore di condominio può costituirsi in giudizio o impugnare la sentenza sfavorevole senza l’autorizzazione dell’assemblea?
L'amministratore di condominio - in base al disposto dell'art. 1131, commi 2 e 3, c.c. - può anche costituirsi in giudizio o impugnare la sentenza sfavorevole senza previa autorizzazione a tanto dell'assemblea. Lo stesso, peraltro, in una tale eventualità dovrà ottenere la necessaria ratifica del suo operato da parte dell'assemblea, per evitare pronuncia di inammissibilità dell'atto di costituzione ovvero di impugnazione. (Cass. 18 settembre 2013 n. 21395).
- Il difetto di legittimazione può essere sanato in ogni stato e grado del giudizio, con efficacia retroattiva?
Se il giudizio è proposto da amministratore di società privo di poteri, il vizio riguarda la capacità processuale in quanto relativo al difetto di legittimazione e può essere sanato in ogni stato e grado del giudizio, con efficacia retroattiva. (Cass. 2 settembre 2013 n. 20108).
- Poteri del sindaco: l’opposizione a decreto ingiuntivo spetta al sindaco?
Nel sistema (antecedente alla legge 8 giugno 1990, n. 142 ed al d.lgs. 18 agosto 2000, n. 267) regolato dal r.d. 4 febbraio 1915, n. 148, cui rinvia l'art. 10 del d.lgs. 7 gennaio 1946, n. 1, benché il promovimento di una lite rientri nella competenza del consiglio comunale, spetta al sindaco il compimento degli atti conservativi nell'interesse del comune, tra i quali va compreso l'atto di opposizione a decreto ingiuntivo, atteso che l'osservanza di termini perentori non può conciliarsi con gli inevitabili indugi della procedura di autorizzazione al sindaco, quale titolare della rappresentanza dell'ente, da parte del consiglio comunale. (Cass. 25 giugno 2013 n. 15919).
- E’ valida l’autorizzazione della giunta comunale al sindaco per resistere in giudizio in relazione ad un gruppo di cause omogenee?
È valida l'autorizzazione della giunta comunale al sindaco per resistere in giudizio, riferita ad un gruppo di cause omogenee, o comunque riconducibili ad un elemento comune e singolarmente identificabili "per relationem" ad una di esse. (Cass. 25 giugno 2013 n. 15919).
- Le dichiarazioni rese dal mandatario del titolare del diritto medesimo hanno valore confessorio?
Ai sensi dell'art. 2731 cod. civ., l'efficacia probatoria della confessione postula che essa sia resa da persona capace di disporre del diritto cui i fatti confessati si riferiscono, ossia da persona che abbia la capacità e la legittimazione ad agire negozialmente riguardo al diritto. Ne consegue che non hanno valore confessorio le dichiarazioni rese dal mandatario del titolare del diritto medesimo. (Cass. 20 giugno 2013 n. 15538)
- Delibera autorizzativa di un ente pubblico a stare in giudizio: il rilascio sopravvenuto ha effetto sanante retroattivo?
In tema di delibera autorizzativa di un ente pubblico a stare in giudizio, occorre distinguere l'ipotesi del suo rilascio sopravvenuto, cui può riconoscersi effetto sanante retroattivo a condizione che il relativo difetto non sia stato rilevato e pronunciato dal giudice, da quella in cui, sussistendo l'autorizzazione fin dal principio, ne sia stata tardivamente data la prova in giudizio. In questo secondo caso, non ha effetto preclusivo la circostanza che il giudice di primo grado abbia già sancito il difetto di autorizzazione, in quanto la consentita produzione di quest'ultima in appello (alla stregua dell'art. 345 cod. proc. civ., nel testo, applicabile "ratione temporis", anteriore alla riforma ad esso apportata dalla legge n. 353 del 1990) ne dimostra l'esistenza anteriormente ad una tale pronuncia, la quale, pertanto, risulta fondata su un'apparenza di fatto superata dal documento prodotto in secondo grado. (Cass. 7 giugno 2013 n. 14423)
- Appello della Regione e difetto di legittimazione attiva.
Non sussiste difetto di legittimazione attiva in relazione all'appello proposto dalla Regione Sicilia, in persona del presidente pro-tempore, nell'ambito di un procedimento nel quale erano costituiti, in primo grado, la Presidenza della Regione Sicilia, l'Assessorato alla Presidenza e l'Assessorato agli enti locali, atteso che da un lato la Presidenza della Regione Sicilia costituisce un organo che esplica le attribuzioni del Presidente della Regione, per cui non può ritenersi che l'appello sia proposto da soggetto diverso da quello che è stato parte nel giudizio di promo grado e non potendo, d'altro lato, escludersi una generale legittimazione ad agire del Presidente della Regione Sicilia qualora, come nella specie, la costituzione sia avvenuta a mezzo dell'Avvocatura Generale dello Stato, esprimendo questa una funzione di patrocinio potenzialmente riferibile a ciascuna delle articolazioni amministrative regionali. (Cass. n. 14315 del 6 giugno 2013).
- Ai fini della legittimazione è necessaria l’assunzione formale nel precedente giudizio?
Sì, ai fini della legittimazione ad impugnare, è necessaria l'assunzione formale della veste di parte nel precedente grado di giudizio. (Cass. 4 giugno 2013 n. 14036).
- Nel giudizio di opposizione avverso l’ordinanza ingiunzione prefettizia per infrazione accertata dalla polizia municipale chi è legittimato passivo?
In tema di violazioni del codice della strada, nel giudizio di opposizione avverso l'ordinanza ingiunzione prefettizia per infrazione accertata dalla polizia municipale, legittimata passiva, a norma dell'art. 23 della legge 24 novembre 1981, n. 689, è unicamente l'autorità amministrativa che ha irrogato la sanzione, ovvero il Prefetto; ne consegue che è inammissibile l'impugnazione proposta in tale giudizio dal Comune, per difetto di legittimazione dello stesso, rilevando soltanto sul piano della rappresentanza processuale la circostanza che l'autorità prefettizia si sia costituita nel giudizio di opposizione mediante funzionari comunali appositamente delegati. (Cass. 4 aprile 2013 n. 8344).
- L’impugnazione di una sentenza deve essere rivolta nei confronti del soggetto come parte costituita in giudizio indipendentemente dalla titolarità del rapporto sostanziale?
L'impugnazione di una sentenza deve essere rivolta nei confronti del soggetto che in essa è stato individuato come parte costituita in giudizio, prescindendosi dalla correttezza e dalla corrispondenza di una siffatta individuazione alle risultanze processuali, nonché dalla titolarità del rapporto sostanziale, purché sia quella ritenuta dal giudice della sentenza impugnata. (Cass. 19 febbraio 2013 n. 4011).
- L’organo rappresentativo di un ente pubblico non territoriale può stare in giudizio anche senza necessità di autorizzazione da parte dell’organo deliberante?
L'organo rappresentativo di un ente pubblico non territoriale può stare in giudizio senza necessità di autorizzazione da parte dell'organo deliberante (ove esistente) salva diversa specifica previsione legale o statutaria. Deriva da quanto precede, pertanto, che, in assenza di una norma di carattere generale che richieda una simile autorizzazione, è onere del ricorrente, il quale deduce l'irregolare costituzione dell'ente pubblico non territoriale per mancata produzione della delibera autorizzativa, provare che lo statuto dell'ente contenga una simile previsione. (Cass. 30 gennaio 2013 n. 2207).
- Il sottoscrittore della procura a margine di un atto formato a nome di una società deve necessariamente essere indicato come legale rappresentante della stessa?
Nel caso in cui il sottoscrittore della procura a margine di un atto formato a nome di una società non risulti indicato - né nel testo della procura, né nell'epigrafe dell'atto - come legale rappresentante della società, o come titolare di una funzione, o carica, implicante la rappresentanza della società, si configura la nullità della procura e l'inammissibilità dell'atto cui questa accede, giacché non essendo noto neppure in quale veste la procura sia stata conferita, l'effettività della sussistenza dei poteri rappresentativi in capo all'ignoto sottoscrittore non potrebbe risultare neanche dalla consultazione del registro delle imprese. (Cass. 28 gennaio 2013 n. 1885).
- Eccezione del difetto del potere rappresentativo in comparsa conclusionale: è possibile allegare nella memoria di replica i documenti giustificativi?
Se venga eccepito soltanto nella comparsa conclusionale il difetto del potere rappresentativo in capo alla persona che, per conto di una società di capitali, ha conferito il mandato alle liti, quest'ultima può legittimamente indicare la fonte del proprio potere di rappresentanza nella memoria di replica ed allegarvi i documenti giustificativi. (Cass. 15 gennaio 2013 n. 798).
- Sentenza di appello resa nei confronti di società di persone: è ammissibile il ricorso per cassazione proposto da singoli soci in proprio?
Nel caso di sentenza d'appello resa nei confronti di società di persone, è inammissibile il ricorso per cassazione proposto da singoli soci in proprio, in quanto la società, anche se sprovvista di personalità giuridica formale, è pur sempre un distinto centro di interessi, dotato di una sua propria sostanziale autonomia e, quindi, di una propria capacità processuale, sicché l'impugnazione deve intendersi formulata da soggetto non legittimato in quel giudizio a meno che il ricorrente non deduca il sopravvenire di alcun fatto estintivo della società. (Cass. 4 gennaio 2013 n. 123).
CONSULTA ANCHE:
- Art. 716 Codice di Procedura Civile. Capacità processuale dell'interdicendo e dell'inabilitando.
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