Diffamazione su Facebook: vanno filtrati anche i contenuti diffamatori equivalenti.
Il contenuto del messaggio deve essere sostanzialmente invariato rispetto a quello che ha dato luogo all'accertamento d'illiceità.
La direttiva 2000/31/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'8 giugno 2000, relativa a taluni aspetti giuridici dei servizi della società dell'informazione, in particolare il commercio elettronico, nel mercato interno ("direttiva sul commercio elettronico"), in particolare il suo art. 15, paragrafo 1, deve essere interpretata nel senso che essa non osta a che un giudice di uno Stato membro possa ordinare a un prestatore di servizi di hosting di rimuovere le informazioni da esso memorizzate e il cui contenuto sia identico a quello di un'informazione precedentemente dichiarata illecita o di bloccare l'accesso alle medesime, qualunque sia l'autore della richiesta di memorizzazione di siffatte informazioni, purché la sorveglianza e la ricerca delle informazioni oggetto di tale ingiunzione siano limitate a informazioni che veicolano un messaggio il cui contenuto rimane sostanzialmente invariato rispetto a quello che ha dato luogo all'accertamento d'illiceità e che contiene gli elementi specificati nell'ingiunzione e le differenze nella formulazione di tale contenuto equivalente rispetto a quella che caratterizza l'informazione precedentemente dichiarata illecita non siano tali da costringere il prestatore di servizi di hosting ad effettuare una valutazione autonoma di tale contenuto.
Corte giustizia UE n. 18 del 3 ottobre 2019
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Insulta il proprio capo su Facebook: è reato?
Scrivere su facebook una serie di frasi rivolte al proprio capo-reparto ma dal contenuto non direttamente offensivo nei confronti del medesimo (ad es. “avrei trasferito in aree a rischio cassa integrazione tutti quelli che mi sono antipatici”; “qui comando io e non si parla di libertà") può configurare diffamazione